Bene, bene, bene... Dopo dieci anni di vita in Serbia sotto il regno di Milosevic, tendevo a pensare che la sua semidittatura sarebbe durata per sempre. Dopo tutte le guerre, le sanzioni, tutti gli indicibili guai che abbiamo attraversato, chiunque fosse contro tale politica (che - si diceva - non era solo una politica, era anche uno "stato della mente") pensava di esser condannato a lottare a vita. Durante le elezioni presidenziali jugoslave, questo settembre, si è capito che le cose stavano cominciando a cambiare, semplicemente perché la maggior parte della gente aveva ormai imparato a riconoscere tutti i metodi che Milosevic stava usando per manipolare e falsificare le elezioni... Grazie alla grande campagna di alcune organizzazioni non governative e di alcuni dei partiti dell'opposizione, la gente ha compreso sia il meccanismo generale del sistema elettorale, sia i modi in cui qualcuno come Milosevic poteva farne (ab)uso. Soprattutto, è stato molto importante l'arrivo sulla scena di un'organizzazione non gerarchica e semi-illegale come "Otpor" (La Resistenza), mentre l'oppressione del governo contro la scena indipendente era diventata quasi insopportabile - specialmente durante e dopo i bombardamenti della Nato. "Otpor" era inizialmente un'organizzazione studentesca, e ha cominciato a diffondersi come un movimento underground guidato da giovani, che provavano a lavorare contro l'ignoranza e l'apatia dei loro genitori. Solo in seguito abbiamo capito che i serbi avevano imparato dalla lezione dei loro figli, e che la maggior parte della gente era davvero infuriata per l'ondata di arresti contro i membri di "Otpor" compiuti dalla polizia di Milosevic.
Dunque, è venuto fuori che i partiti dell'opposizione e il loro leader Kostunica erano in testa nelle elezioni del 24 settembre, a dispetto delle manipolazioni e dei furti del governo di Milosevic. Quasi tutti erano consapevoli del fatto che Milosevic non avrebbe lasciato il potere di buon grado, così quando la sua Commissione elettorale ha cancellato il vero risultato e ha aggiunto un po' di voti falsi al fine di portare Milosevic almeno al secondo turno delle elezioni presidenziali, la gente ha cominciato a "dare di matto".
Improvvisamente, si è diffusa in Serbia la nuova ondata di proteste che ha portato allo sciopero generale. Tutte le vie principali in quasi ogni città sono state bloccate, la maggior parte delle istituzioni e dei negozi ha smesso di lavorare. E quando è stata annunciata la grande giornata di protesta, l'idea era quella di raccogliere la gente da tutte le città della Serbia e portarla dritto al centro di Belgrado - tutti sapevano che, se la massa critica fosse stata raggiunta, i leader dell'opposizione avrebbero fatto qualcosa, ma nessuno sapeva realmente "cosa".
Così quella mattina Gordana e io siamo saliti sulla nostra Fiat 126 (una delle più piccole macchine al mondo, penso, prodotta nella fabbrica Zastava, quella bombardata dalla Nato) e siamo partiti per Belgrado, unendoci a una lunga fila di macchine e autobus da Pancevo e da tutte le altre città dei dintorni. Abbiamo visto tante persone sorridenti, pazze di entusiasmo, alcune di loro in vecchi e traballanti pullman strapieni, già mezzi scassati dopo gli anni delle sanzioni. Alcune delle vecchie macchine perdevano pezzi sulla strada per Belgrado, e la gente si fermava per dare una mano e farle ripartire in qualche modo... Abbiamo visto anche tanta gente che andava a Belgrado in bibicletta, in motorino, qualcuno persino a piedi, e c'erano bandiere di "Otpor" (un pugno bianco su fondo nero), e gli adesivi e i simboli con su scritto "Gotov je" ("E' finito") spuntavano dappertutto - sulle macchine, sui vestiti... Tutti suonavano il clacson o facevano qualsiasi altro tipo di rumore. Abbiamo sentito parlare delle barricate fatte dalla polizia della squadre antisommossa, e ci siamo chiesti se si sarebbero scontrati con gente che era arrabbiata e prontissima a fare qualsiasi cosa per ottenere lo scopo che si prefiggeva. Alla radio, la mattina, avevamo sentito parlare dei camion piazzati dalla polizia in mezzo alla strada, ma era difficile avere qualsiasi altra informazione su cosa stava avvenendo all'inizio della fila delle macchine. Abbiamo provato a usare il cellulare di Gordana, ma sembra che l'intero sistema fosse andato in tilt, perché tutti stavano cercando di chiamare qualcuno. A un certo punto abbiamo sorpassato una fila di poliziotti perfettamente equipaggiati, che stavano lì sul ciglio della strada, cattivelli ma non davvero aggressivi. Com'è che ci hanno lasciato passare?
Quando siamo entrati a Belgrado, sembrava ovvio che tutti si muovessero in direzione del parlamento e quando abbiamo raggiunto la piazza c'era un mare sconfinato di persone, davvero non riuscirei a indovinarne il numero. Erano nella piazza e nelle strade e nei dintorni. Tra la folla era a stento possibile sentire cosa ti diceva il vicino e solo allora ho capito che tante persone così vicine l'una all'altra producono una sorta di rombo continuo: non avevo mai visto tanti umani ammucchiati in un solo posto.
Uno dei problemi era che i leader della protesta usavano amplificatori improvvisati, cosicché era difficile capire cosa stavano davvero dicendo. La maggior parte della gente camminava qua e là nelle strade, provando a sentire l'atmosfera e a cercare qualche amico. A un certo punto Gordana e io abbiamo sentio un rumore, ma eravamo troppo distanti dall'improvvisato "palco" e abbiamo provato ad avvicinarci per capire cosa succedeva. Il suono inarticolato della folla era diventato un grido, abbiamo sentito degli spari e visto un'enorme nuvola di fumo bianco: gas lacrimogeni. La polizia stava provando a sciogliere la manifestazione? Ci siamo avvicinati ancora di più, giusto in tempo per capire che tutti gli altri provavano a scappare dal fumo e che i nostri occhi bruciavano - il vento soffiava forte e diffondeva il fumo in tutte le direzioni. La gente rabbiosamente si ritirava nelle strade laterali. Mentre provavamo a ripararci e poi tornare indietro per vedere cosa succedeva di fronte al parlamento, non sapevamo che stavamo cadendo in una trappola: c'erano poliziotti, in abiti civili, che buttavano lacrimogeni dale case residenziali. La gente imprecava contro di loro, ma erano ai piani alti, irraggiungibili...
Abbiamo dovuto cambiare direzione di nuovo, e stavolta eravamo davvero scoraggiati - sembrava che la polizia di Milosevic ce l'avesse fatta ancora, avevano disperso la manifestazione. Stavamo andando nella via Hilandarska, provando ad arrivare al parlamento da un'altra direzione, quando s'è sentito uno sparo e abbiamo visto un grosso gruppo di poliziotti con scudo ed elmetto e lunghi bastoni, correvano verso di noi. "Bello, fammi una foto di fronte alla squadra...", mi ha chiesto Gordana. La polizia non sembrava avere intenzione di fermarsi, anzi ero sicuro che stessero per buttare un lacrimogeno verso di noi, così ho spinto quella pazza nel gruppo di persone che si riparava nell'androne di una casa vicina. Improvvisamente, tutto è diventato quieto, e alcuni dei residenti sono venuti ad aiutarci, a darci rifugio nelle loro case. C'erano cinque o sei persone davvero preoccupate, erano venute da qualche città lontana e probabilmente avevano dovuto affrontare diversi blocchi stradali sulla strada per Belgrado, gli occhi doloravano a causa dei gas, e sembrava che tutto fosse fallito, di nuovo.
Dopo un po', siamo usciti dall'androne, abbiamo visto diversi gruppi di manifestanti che cercavano di capire cosa diavolo stesse succedendo. I cellulari erano ancora in tilt. Siamo andati in piazza della Repubblica dove abbiamo sentito un po' di gente gridare: "Abbiamo vinto!". Altri dicevano che la polizia aveva rinunciato. Eravamo davvero sospettosi, dato che avevamo visto per lo più gente che scappava dalla polizia. Poi abbiamo sentito ancora la folla vociare e siamo arrivati al centro della protesta - per scoprire che di nuovo tutto era più o meno calmo, anche se ancora si sentiva l'odore dei lacrimogeni. C'era chi posava con qualche pezzo dell'armamentario poliziesco, cosa che ci ha portato a concludere che fosse un souvenir della battaglia o qualcosa di simile. Mentre andavamo nel parlamento, tutti sembravano felici, e qualcuno ci ha detto che la protesta aveva vinto, che i dimostranti erano entrati in parlamento, che avevano scacciato la polizia che si stava nascondendo all'interno! Ci hanno detto anche che il gruppo di poliziotti che avevamo visto correre e buttare candelotti lacrimogeni stava scappando dalla gente che li inseguiva! Era mai possibile tutto ciò?
Qualcuno ha urlato che la folla aveva preso la tv di stato, con i bulldozer. Il parlamento bruciava, c'erano carcasse carbonizzate delle macchine della polizia, ma nessuno sapeva davvero cosa era successo - ognuno sapeva un frammento della storia. Abbiamo visto gente che rompeva le finestre e buttava carte dal parlamento, altri prendevano sedie e altra roba come souvenir. Non mi è piaciuta la distruzione, anche se sapevo che la gente era ovviamente piena di rabbia e voleva fare qualcosa, una cosa qualsiasi.
Siamo andati a vedere una parte del palazzo della Tv in fiamme - sembrava surreale, nella notte. Lì vicino c'era una stazione di polizia, distrutta, con gente che rideva e prendeva divise. Eravamo confusi da ciò che vedevamo, temevamo che alla fine Milosevic avrebbe usato l'esercito.
Siamo tornati a Pancevo, e quando abbiamo visto che la tv stava trasmettendo programmi dell'opposizione (dell'ex-opposizione!) abbiamo capito che era quel momento: il momento che abbiamo aspettato per dieci anni! Solo allora abbiamo capito che la polizia aveva rinunciato, che si era unita a quelli che manifestavano contro Milosevic. Dal mio punto di vista personale, è stata la comica fine di un'era. Eravamo lì, l'abbiamo vista, e non abbiamo capito che stava avvenendo! Abbiamo cominciato a urlare e saltare e festeggiare solo quando la tv ci ha informato dei fatti...Bene, questa è l'età moderna, o no? Era ovvio che la maggior parte dei poliziotti e dei militari aveva già deciso di scaricare Milosevic, e che l'incidente davanti al parlamento ha solo reso la cosa visibile, e poi l'intera questione ha cominciato a srotolarsi.
Abbiamo sentito che molti sono stati feriti, cosa abbastanza inevitabile in quella situazione... Due persone sono morte, la prima in un incidente, un altro per un attacco di cuore. Se tutto finisce qui, sembra che sia stato il ribaltamento pacifico del sistema di semidittatura che abbiamo vissuto in Serbia. Anche se la gente che era lì ha vissuto ore drammatiche, è riuscita a ottenere un cambaimento con mezzi pacifici. Ciò non porrà fine all'improvviso a tutti i nostri problemi, ma è stato un passo che ha cambiato le nostre prospettive.
E questo è qualcosa.
(Il Manifesto)
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/11-Ottobre-2000/art4.htm
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